L’industria tessile inquina. Impiega oltre 2mila sostanze chimiche, molte delle quali nocive per l’ecosistema e per l’uomo.
Grazie a varie Ong e gruppi di pressione, alcuni brand della moda si stanno impegnando a eliminare le sostanze pericolose dai tessuti. Ma la strada è ancora lunga.
Greenpeace, associazione ambientalista internazionale, dal 2011 porta avanti la Campagna Detox: l’obiettivo è convincere i grandi marchi a eliminare progressivamente entro il 2020 gli agenti chimici tossici dai capi d’abbigliamento. Il programma prevede step programmati e verifiche periodiche per monitorare i passi in avanti fatti dalle aziende che hanno deciso di aderire al protocollo.
Industria tessile e consigli per l’uso sostenibile
Il problema è reale. Altroconsumo, associazione italiana per la tutela e difesa dei consumatori, ha condotto dei test per rintracciare queste sostanze nei tessuti e in numerosi casi ne sono state rinvenute tracce anche nell’abbigliamento infantile. L’associazione ha inoltre stilato una lista di consigli pratici per non portare a casa capi potenzialmente pericolosi per la salute:
- consultare La sfilata Detox di Greenpeace e scegliere vestiti dei marchi classificati come Detox leader, evitando quelli che compaiono nella lista greenwasher e Detox loser
- prediligere le certificazioni Oeko-tex, perché nei test di Altroconsumo gli indumenti che la riportano hanno ottenuto un buon punteggio sulla sicurezza chimica;
- non acquistare pellicce o inserti di pelliccia, degli animali sono stati uccisi per il loro manto;
- evitare l’acquisto di indumenti con stampe plastificate, che possono contenere sostanze nocive più a rischio;
- optare per capi in cotone, meglio se di colore bianco, per la biancheria intima;
- quando si acquista un nuovo capo è bene lavarlo prima di indossarlo, il lavaggio può eliminare una parte delle sostanze chimiche.
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