Nel 1781 fu scoperto il Tungsteno, “Pietra pesante” nella lingua svedese, noto anche con il nome di Wolframio. Questo elemento chimico, contrassegnato sulla tabella periodica degli elementi, con il simbolo W e il numero atomico 74, ha una densità molto elevata (19,3 g/cm3) che ne giustifica alcune sue applicazioni.
Molti lo associano alle lampade a incandescenza visto che è il metallo del filamento attraversato dalla corrente.
Si presenta come polvere o come metallo bianco lucente, ha il punto di ebollizione e di fusione (3422 °C) più alto rispetto a tutti gli altri metalli, ciò ne determina bassi coefficienti di dilatazione termica, resiste alla corrosione e agisce come indurente nelle leghe. A questo proposito sembra che la costruzione di utensili di acciaio al tungsteno abbia consentito all’industria tedesca di velocizzare la costruzione di munizioni da consumare durante la prima guerra mondiale e che, invece, munizioni perforanti, realizzate con acciaio al tungsteno, abbiano facilitato l’avanzamento delle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale. Come in altre occasioni, le caratteristiche di alcuni materiali hanno condizionato la storia: guardate la teoria secondo la quale Napoleone perse la campagna di Russia a causa dei bottoni di stagno!
Legato al carbonio, forma carburi (noti con il nome di widia) impiegati per la costruzione di utensili da utilizzare per la lavorazione di metalli e leghe. In natura non si trova libero, bensì compreso in alcuni composti e nella crosta terrestre è molto raro. Si può certamente affermare che la Cina, producendone circa il 75% del fabbisogno mondiale, ne detenga il monopolio.
Zio Tungsteno è il titolo di un libro autobiografico di O. Sacks che parla della sua fascinazione per la chimica e dei metalli in particolare. Lo zio Dave possedendo una fabbrica di lampadine era stato soprannominato “Zio Tungsteno” vista la sua familiarità con questo metallo.
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