Le prime esperienze di elettrometallurgia riguardano la riduzione di composti metallici con energia elettrica condotte dal fisico torinese Beccaria, che dimostrò l’azione termica della corrente, da scintille elettriche prodotte con macchine a strofinio, sull’ottenimento di mercurio e zinco metallico. Tuttavia Beccaria non ebbe la forza di portare avanti i propri studi e fù in seguito Brugnatelli, collega di Volta, a descrivere per la prima volta, attorno al 1800, la galvanotecnica scoprendo la doratura galvanica e interpretando lo spostamento dei metalli come effetto galvanico.

Dal 1800 al nuovo millennio il passo è stato breve. Il processo galvanico e la galvanica ai giorni nostri non è più quel mostro che si possa pensare. Studi e sperimentazioni hanno contribuito a eliminare gli agenti più tossici dai cicli di lavorazione dei metalli preservando la salute degli operatori e nuovi sistemi consentono elevati risparmi energetici riducendo gli impieghi di acqua. Ci sono però tecnologie in grado di sostituire il processo galvanico?

Il trattamento galvanico sarà sostituito dal Physical Vapour Deposition?

In molte aree di applicazione, le tecnologie di rivestimento in vuoto, come ad esempio il Phisical Vapour Deposition (PVD), hanno le potenzialità per sostituire i metodi di rivestimento tradizionali, come la galvanica ed il trattamento galvanico. La flessibilità di queste tecniche permettono di rivestire una buona parte dei materiali industriali, indistintamente dalla forma, geometria e dimensione. Si ottengono con questo processo oggetti sia tecnici che decorativi molto brillanti, riflettenti, di aspetto metallico e possono essere variamente colorati.

Il PVD può essere applicato a utensili di taglio, serramenti, casse da orologio, articoli ornamentali, decorativi, di moda e bigiotteria, parti per giocattoli, accessori vari come pomelli, modanature, cruscotti, maniglie, particolari biomedicali e molto altro. Considerando però la forte richiesta, da parte dell’industria modaiola, di particolari dall’estetica sempre più esasperata non solo in termini di forma, ma di trattamento e finitura della superficie, mi sono chiesto: il PVD è in grado di coprire l’ampia scala cromatica che gli stilisti studiano al tavolino e propongono al grande pubblico, oppure la chimica della galvanica è per il momento insostituibile?

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