La seta è un tessuto utilizzato nell’antica Cina in epoche antichissime. Si narra che la seta arrivò in Europa soltanto intorno al 500 d. C., portata da dei monaci che trafugarono dei bachi, aggirando il divieto imperiale che voleva mantenere segreta la lavorazione del prezioso tessuto. L’allevamento dei bachi da seta prese piede in alcune zone in Italia e l’industria della seta divenne una voce importante nell’economia di diverse aree, come ad esempio il comasco. Dopo la seconda guerra mondiale, però, le seterie incominciarono a importare il filo da altri paesi, in particolare la Cina, procedendo poi alla realizzazione del tessuto.

Dallo stesso filo, prodotto dalla bava di un baco della specie Bombix Mori, si possono ottenere molti tipi di sete diverse: organza, crepe, taffetà, raso, broccato… Nonostante i progressi dell’industria tessile e il gran numero di fantastici nuovi tessuti creati per le più diverse esigenze, la seta rimane un tessuto di insuperata bellezza. Il filato oggi viene trattato nei setifici del nostro paese con macchine tessili frutto di un’esperienza centenaria nel settore e con i prodotti chimici indispensabili per ottenere le finiture migliori. Il filo arriva in forma greggia o già pulito, poi viene sottoposto alla torcitura, nella quale viene ritorto per dargli la resistenza necessaria per la tessitura.

È poi il momento della tintura, e quindi si passa alla tessitura. Prima della tintura il filo di seta viene sottoposto alla “sgommatura”, necessaria per eliminare la sericina e renderlo più permeabile alla tintura. Un tempo questa operazione si effettuava tramite bollitura, oggi, invece, si usano dei prodotti che aiutano a rendere il processo di tintura più rapido e semplice, diminuendo l’uso di sostanze tossiche e quindi anche l’impatto ambientale. I prodotti ugualizzanti, per esempio, permettono di tingere a temperature inferiori, diminuendo la concentrazione di cromo, gli antibastonanti proteggono la seta durante la lavorazione e alcuni additivi delicati sostituiscono la soda Solvay.

Per un filato così antico, ecco dunque metodi di lavorazione nuovi, pensati per migliorare e semplificare i processi, garantendo risultati all’altezza dei kimoni degli imperatori dell’antica Cina, alla portata di tutti.