Oggi nella chimica sono assolutamente fondamentali la misurazione delle sostanze coinvolte nei processi, e, di conseguenza, gli strumenti di misurazione come misuratori di portata o flussimetri. Ma non è stato sempre così…

Dalla chimica alchemica alla chimica scientifica

La chimica, un tempo, era molto meno precisa di oggi: prima che Lavoisier enunciasse la sua teoria della conservazione della materia, quando si credeva alla teoria del flogisto e si ricercava la pietra filosofale, nella chimica non si utilizzavano misurazioni precise.

La misurazione diventa fondamentale nella seconda metà del 1700, quando si diffonde la chimica scientifica. Proprio pesando le sostanze prima e dopo una trasformazione, Lavoisier poté dimostrare la sua legge della conservazione della materia, per la quale “tutto si crea e tutto si trasforma, nulla si distrugge”.
Con il passare del tempo e con l’aumentare della conoscenza sono migliorati anche gli strumenti di misurazione e ne sono stati creati di nuovi, e questo ha aperto la strada a nuovi saperi, in un circolo virtuoso.

Strumenti di misurazione

Nei processi chimici, oltre al peso delle sostanze, è indispensabile poter misurare anche altri indicatori, come ad esempio la portata, cioè il volume di liquido mosso nell’unità di tempo; in questo caso si ricorre ai flussimetri, che sono formati da un tubo di misura e da un galleggiante che indica la portata su di una scala graduata. Il galleggiante può essere magnetico e in questo caso può essere predisposto per trasmettere i dati in remoto.

I sensori di livello, invece, sono utili per misurare il livello dei liquidi; i modelli in plastica permettono di misurare qualsiasi sostanza, incluse le più corrosive.

Nei processi chimici che si svolgono nelle aziende ci sono altri importanti strumenti di misurazione, come ad esempio i sensori di rilevazione di temperatura e pressione, che permettono di verificare il corretto funzionamento delle pompe.