Viene definito un materiale unico perché non è un unico materiale. La “plastica” – per la sua versatilità e possibilità di assumere numerose caratteristiche, anche molto differenti tra loro – ha in alcuni casi sostituito legno, metalli e leghe.
A fronte di ciò ha un’importanza centrale, occupando una parte sempre più ampia della nostra vita quotidiana, tramutandosi in prodotti di largo consumo, oggetti di arredo, utensili e altro ancora, reso possibile dal fatto che ogni tipologia di plastica, come se fosse una ricetta di alta cucina, possa essere confezionata in modo unico cercando prestazioni in termini di leggerezza, durezza, flessibilità, resistenza, conduttività elettrica: tradotto, oggetti rigidi o flessibili, trasparenti o opachi, lisci o ruvidi.
Come risolvere però il problema della finitura lucida, brillante e riflettente?
La cromatura galvanica è certamente una valida soluzione. Ma è così tutto facile? Avere una plastica simile nell’aspetto a un metallo è possibile solo con una combinazione metallizzazione – galvanica. Esistono però due aspetti fondamentali per ottenere una plastica simil metallo: rendere elettricamente conduttiva la superficie del manufatto di plastica mediante la deposizione di un film metallico e avere il film metallico ben aderente al substrato. Verso la metà degli anni 60’, con l’introduzione dell’ABS (Acrilonitrile Butadiene-Stirene) e la contemporanea messa a punto di nuovi attacchi e mordenzature della superficie, si è potuto ottenere una soluzione che viene tutt’ora impiegata e che da ottimi risultati. La morfologia dei polimeri è raramente omogenea e questo mette certamente in crisi il trattamento di metallizzazione che, come detto, è di fondamentale importanza per la successiva galvanica.
Le ipotesi formulate per spiegare il fenomeno di adesione della metallizzazione sono state diverse ma un meccanismo resta comune: il legame metallico è l’artefice del successo dovuto principalmente all’incastro meccanico tra il rivestimento metallico e la rugosità della superficie plastica. Tutto questo tradotto in legami chimici e covalenti dove questi ultimi, governati da legami idrogeno, contribuiscono nella totalità all’aggrappaggio. Si parla sempre di serie A: in questo caso la B di Butadiene è condizione necessaria e sufficiente a conferire all’ABS la capacità di essere trattata mediante galvanica.
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