Con il termine generale di “sito contaminato” si designa un’area geografica nella quale sia stata rilevata una contaminazione dei suoli che può determinare pericoli per l’ambiente o per la salute dell’uomo.

Dimentichiamo troppo spesso infatti che quando un’attività antropica termina, i suoi effetti non vengono archiviati con lei in quanto spesso lasciano una scia di inquinamento di suolo e falde non indifferente.

Soprattutto quando parliamo di attività nate 20 o 30 anni fa questo è un fattore da considerare perché all’epoca le Valutazioni di Impatto Ambientale non esistevano e il fine vita di un oggetto o di una attività erano concetti sconosciuti ai più.

Lo sa bene chi abita in zone dove si producono ceramiche poiché ad ogni dismissione di impianti si rivelano terreni inquinati da metalli pesanti che possono penetrare fino alle falde acquifere sottostanti.

I processi di bonifica possono essere generalmente suddivisi in:

  • processi ex situ: il trattamento della matrice ambientale contaminata (aria, acqua o suolo) avviene in un ambiente diverso da quello naturale. Tali processi sono ulteriormente classificati a seconda che il trattamento avvenga in prossimità del luogo di origine della matrice contaminata (on site) o preveda il trasporto verso un sito di trattamento esterno (off site)

  • processi in situ: il recupero della specifica matrice contaminata ha luogo nella sua sede geologica.

I primi sono solitamente caratterizzati da una maggiore flessibilità nella fase di controllo e gestione del processo alla base della decontaminazione, ma producono un impatto ambientale maggiore e limitano la fruibilità del sito durante le fasi del processo di bonifica.

In genere i processi vengono classificati in funzione del principio operativo in:

  • trattamenti biologici;

  • trattamenti fisici;

  • trattamenti chimici.

I trattamenti biologici si basano sulla decomposizione delle molecole organiche ad opera dell’attività metabolica di microrganismi naturalmente presenti nel suolo (colonie autoctone) ovvero ivi opportunamente inoculati (colonie alloctone).

I trattamenti chimici riguardano la trasformazione dello stato chimico degli inquinanti che si può ottenere tramite:

  • ossidazione chimica

  • riduzione chimica

  • estrazione con solventi (soil-flushing)

  • fissazione tramite agenti chelanti

I trattamenti fisici sono associati alla variazione dello stato fisico degli inquinanti, che ne consente il trasferimento tra le diverse fasi del suolo. Sono:

  • solidificazione/stabilizzazione

  • trattamenti termici.

Qualunque sia la scelta che viene fatta per la bonifica è molto facile che si proceda ad una asportazione di parte del terreno contaminato o a una bonifica particolare delle falde circostanti e in entrambi i casi si renderà necessario un lavaggio delle sabbie di scarto.

Il passaggio è delicato perché queste sabbie possono essere o riposizionate in loco o riutilizzate per altri scopi (ad esempio la fondazione stradale) e quindi debbono rispettare alti standard di sicurezza.

È fondamentale quindi che negli impianti siano utilizzate valvole prive di zone morte. Questo garantirà assenza di incrostazioni e punti di congelamento così da impedire una contaminazione delle sabbie bonificate.