La ricerca storica degli inizi dei processi intesi ad ottenere la formazione di una patina protettiva di colore scuro su oggetti di ferro o di acciaio, sia per scopi ornamentali, sia per altre applicazioni, conduce molto lontano nella storia della lavorazione dei metalli. Basta ricordare le vecchie armature, colorate con la sola azione del fuoco oppure con l’uso a caldo di grassi, sali di zolfo o di antimonio, di acidi o di altre sostanze ossidanti.

Dai rudimentali processi si passò a metodi più perfezionati con l’avvento e lo sviluppo della chimica, finché nel 1781 si può trovare descritto, sullo Hannover Magazin, il più vecchio procedimento per la brunitura chimica di armi militari, effettuato con burro di antimonio. Per le armi non militari i procedimenti di brunitura iniziarono in Inghilterra e si diffusero, successivamente, nel continente europeo pressappoco nella medesima epoca. Gli stessi progressi ebbero luogo nel continente americano, dove i boscaioli e i pionieri brunivano con semplici mezzi le canne dei loro famosi fucili fatti in casa.

Lo scopo principale dell’uso della brunitura era quello di eliminare le proprietà riflettenti delle superfici metalliche levigate delle armi da fuoco, che altrimenti avrebbero prodotto l’abbagliamento del tiratore o la segnalazione della sua posizione alla selvaggina o al nemico; inoltre, quali finalità secondarie, fornire una certa protezione contro l’ossidazione, e migliorare le caratteristiche estetiche dell’arma. Attualmente il processo di brunitura è definito anche ossidazione nera e viene realizzato mediante un pretrattamento del materiale con sgrassatura e decapaggio, lavaggio con acqua, immersione dei pezzi in soluzioni ossidanti alla temperatura di circa 150°C e con ripetuti cicli di lavaggio in acqua calda corrente.

Il trattamento finale viene condotto mediante olio di protezione a caldo e non vengono utilizzate sostanza pericolose, quali ad esempio piombo, mercurio, cadmio esavalente, bifenili polibromurati ed eteri difenili polibroburati. Particolarmente adatto a dare estetica agli oggetti è altresì possibile modulare il grado di lucentezza dello strato annerito, agendo sulla preparazione della superficie sottostante.

La brunitura non cambia in modo sostanziale lo spessore (e quindi le dimensioni) dei particolari trattati fornendo un’elevata resistenza alla corrosione perché la porosità del materiale di base viene completamente chiusa dall’olio di finitura che non lascia successivamente infiltrare l’acqua. Una ricetta semplice per trattare utensili da taglio, lame, ingranaggi, bottoni per l’abbigliamento, componenti automotive, cerniere e maniglie per mobili, minuteria meccanica, pezzi di macchine grafiche, oggetti da collezione il tutto suggerito dall’industria delle armi.