Il mio esame di Chimica Industriale, sostenuto negli anni ’70, prevedeva esclusivamente lo studio del contenuto di un testo di sole, si fa per dire, 1075 pagine! Il titolo del libro non lascia dubbi, è deciso, risoluto: “La sintesi dell’ammoniaca”. L’autore del testo ha poi aggiunto che “può interessare anche raffinerie di petrolio, sfruttamento del metano, impianti di compressione, impianti frigoriferi e utilizzatori del carbone”.
Il libro, in particolare, illustra le conoscenze scientifiche e le tecnologie che sono alla base dei processi di sintesi dell’ammoniaca.
C’è da chiedersi: perché l’ammoniaca? Semplicemente perché la produzione di questo gas era considerata un indice di sviluppo di una nazione. Il processo di sintesi industriale dell’ammoniaca ha dato vita a nuovi settori tecnologici quali quello delle sintesi ad alta pressione, quelle del freddo e quello delle catalisi eterogenee.
Oltre che per l’agricoltura, l’ammoniaca e i suoi derivati sono prodotti essenziali per la produzione di esplosivi, infatti una buona parte di quella prodotta viene trasformata, mediante ossidazione, in acido nitrico e successivamente in nitrato di ammonio, nitroglicerina, trinitrotoluolo (tritolo) e nitrocellulosa. Data l’importanza, soprattutto bellica, della fissazione dell’azoto, molte strade furono imboccate per arrivare all’indipendenza dai depositi di guano cileni, unica vera fonte di azoto disponibile ai primi del ‘900.
Considerando che fino al momento dell’inizio della prima guerra mondiale, la quantità di Nitro del Cile presente in Germania fosse insufficiente a giustificare attività belliche rilevanti, potrebbe non essere del tutto sbagliato asserire che la macchina bellica tedesca, prima di mettersi in moto, confidasse molto nel processo messo a punto, a Karlsruhe, da un chimico di nome Haber. Il blocco delle importazioni di nitrati dal Cile, imposto dagli alleati, infatti, non limitò in alcun modo la produzione di esplosivi. Il processo proposto da Haber, nel 1909, prevedeva la sintesi, a circa 200 atm e 500°C in presenza di catalizzatori a base di uranio e osmio, utilizzando azoto, separato con la refrigerazione dall’aria, e idrogeno, prodotto da idrocarburi. Agli inizi del secolo scorso, quindi, era in atto un’intensa attività di ricerca che avrebbe portato alla costruzione di un grosso impianto (Oppau) che operava ad alta pressione e temperatura, con l’idrogeno (esplosivo) e con catalizzatori. Successive ricerche, inoltre, furono compiute per sviluppare materiali più idonei a contenere quelle miscele esplosive, gli acciai allora in uso, infatti, si sbriciolavano.
Al pari dell’industria nucleare o aeronautica, la produzione di ammoniaca ha rappresentato un eccezionale volano per la crescita industriale, ecco perché la potenza di una nazione è stata misurata anche in termini di tonnellate di ammoniaca prodotte. Oggigiorno l’ammoniaca è un prodotto chimico molto utilizzato in numerosi prodotti di uso quotidiano ed è possibile acquistarla anche nei supermercati. Chissà cosa direbbe Haber se vedesse il frutto dei suoi sforzi relegato in uno scaffale del reparto detersivi.
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